Revenge Porn: Come difendersi in Italia

Posted by: Lifting Reputation
Category: Web Reputation
Revenge Porn

Quando una relazione finisce, le conseguenze possono andare oltre la normale delusione di un amore che termina. Con l’avvento di internet, è nato un fenomeno odioso detto “revenge porn”, tradotto in italiano a volte come “vendetta porno” o “porno vendetta”.

Il revenge porn è diventato un vero e proprio problema sociale, che passa dal web alla vita reale, con conseguenze a tratti drammatiche. Molti Paesi si stanno mobilitando per creare una legislazione ad hoc e rendere così il revenge porn un reato a sé stante, non più un riflesso di altri crimini più generici come la diffamazione o la violazione della privacy.

Vediamo allora nel dettaglio cos’è il revenge porn, i casi più famosi, cosa dice la legge italiana e come possiamo difenderci.

Che cos’è il revenge porn?

Con questo termine s’intende la condivisione online di immagini a sfondo sessuale, diffuse senza il consenso di uno dei protagonisti. Le immagini, passate da smartphone ad altre piattaforme, non solo pornografiche ma anche su normali social network, possono diventare virali ed essere viste, potenzialmente, da miliardi di utenti nel mondo.

Nella maggior parte dei casi, la condivisione di queste immagini all’insaputa dell’ex partner è dovuta proprio al rancore provato per la fine della relazione. Da qui, l’uso del termine “revenge”, vendetta. È facile dunque comprendere come il revenge porn sia un problema di estrema attualità e drammaticità, da neutralizzare tempestivamente.

Casi noti di revenge porn in Italia

In Italia, il primo caso noto di revenge porn risale alla metà degli anni 2000, quando su varie piattaforme pornografiche e di file sharing era possibile visionare e scaricare il video di una minorenne perugina di nome Chiara. La ragazza veniva ripresa in atteggiamenti intimi, incitata dal fidanzatino, che poi condivise il video online, scaricabile anche da torrent e emule.

Non si hanno notizie certe sulla sorte dell’allora quindicenne (pare che il video risalga ai primi anni 2000, presumibilmente il 2002) così come non è chiaro se il ragazzino che ha condiviso le immagini sia stato processato e condannato. Di fatto, la nostra società e il diritto italiano erano completamente spiazzati da questa nuova tipologia di reato, commesso attraverso un mezzo allora non molto diffuso come internet.

Molto noto è anche un altro caso, che ha per protagonista una vip; nel 2011, Belen Rodriguez stava iniziando la sua carriera televisiva in Italia. La giovane show girl si è ritrovata improvvisamente investita da un caso di revenge porn ad opera del suo primo fidanzatino argentino, il quale aveva cercato di vendere un video che li vedeva in intimità qualche anno prima.

Nessun giornale accettò di comprare un video del genere, ma le immagini si diffusero presto e fu possibile scaricarlo via web. Se da un lato la notorietà della Rodriguez aumentò, dall’altro la donna ne ha sempre parlato come un fatto estremamente doloroso, che le ha causato profondo imbarazzo in famiglia e ha pregiudicato la sua immagine, mostrando un aspetto intimo che non avrebbe mai voluto rendere noto.

Il caso più tragico, invece, risale al 2015, quando Tiziana Cantone, trentenne campana, viene ripresa in atteggiamenti molto intimi in un video. Le immagini, finite sul web , con dinamiche ancora non chiarite, diventano talmente virali da essere riprese e dibattute anche dai media tradizionali. Ne nasce una scia di illazioni sulla donna che è costretta a rivolgersi ad avvocati e psichiatri, profondamente provata dalla vicenda. Nella sua città le è impossibile vivere, il suo nome circola immediatamente sia online che nel mondo reale. Il 13 settembre 2016, Tiziana si suicida impiccandosi in casa. La morte di Tiziana ha aperto il dibattito su più livelli, sia mediatico che legale, nel nostro Paese.

L’atteggiamento estremamente leggero da parte dei media giornalistici che hanno diffuso il video e il nome della donna, e la mancanza di una legge specifica, hanno senza dubbio avuto un peso enorme sulla vicenda personale della Cantone.

Cosa dice la legge italiana a riguardo di revenge porn

Come detto, la legislazione italiana non aveva un reato specifico di revenge porn; tutto restava in un più ampio ambito di violazione della privacy e diffamazione. Il primo disegno di legge sull’argomento venne presentato pochi giorni dopo la morte di Tiziana Cantone; dall’aprile 2019, anche in Italia è possibile essere condannati per la diffusione senza il consenso di tutti i coinvolti di immagini sessuali : l’ammenda massima è di 15.000 euro, la pena carceraria si ferma ai 6 anni di reclusione.

Revenge Porn – Come difendersi?

Oggi, dunque, una vittima del revenge porn può far valere le sue ragioni in tribunale, ma nel frattempo? Le immagini continuano a circolare, compromettendo la vita personale e lavorativa delle vittime. Affermare che l’unica vera difesa sia non permettere la ripresa di certe immagini è semplicistico, poiché il problema non sono le immagini ma la diffusione in contesti diversi da quelli privati.

Mentre la legge fa il suo corso, la vittima di revenge porn può arginare la diffusione del materiale intimo che la riguarda mettendosi in contatto con aziende che si occupano di web reputation. Lifting Reputation si occupa di monitorare e recuperare le immagini private diffuse sul web, riconsegnandole all’oblio. In questo modo, in attesa di una sentenza e in collaborazione con le autorità, la vittima può recuperare parte della sua serenità, grazie all’eliminazione di questo materiale da internet.

Lifting Reputation si occupa principalmente di ristabilire la reputazione online di un soggetto privato o un’azienda e, nel caso di revenge porn, la reputazione minata intacca pesantemente anche la vita reale su più fronti. Eliminando il materiale e rendendolo inaccessibile dai motori di ricerca, si mitiga l’effetto dannoso delle immagini di revenge porn diffuse senza consenso.

Author: Lifting Reputation